Si narra che a metà dell'800, per la precisione nel 1865, Fonni venne colpita da un evento catastrofico: un'invasione di cavallette mise in ginocchio, nell'arco di pochi giorni, l'intera economia del paese. Tutti i raccolti di grano ed orzo vennero devastati e la situazione non migliorò nonostante le varie preghiere, le benedizioni dei sacerdoti e le ripetute richieste di intercessione al santo patrono, San Giovanni Battista, da parte di tutta la popolazione.
Fame e moria iniziarono a prendere il sopravvento ovunque.
All'epoca, in Barbagia, viveva un prete, chiamato predi Murru, attorno al quale si vociferava fosse un esperto di riti magici-religiosi. Gli stessi fonnesi, dopo aver assistito ad un miracoloso intervento del prete contro uno stormo di uccelli che stava danneggiando i raccolti nelle campagne del nuorese (tutti gli uccelli morirono dopo la benedizione di predi Murru, ndr), ne invocarono l'intervento anche nelle proprie campagne.
E così avvenne.
Predi Murru raggiunse una delle zone nel fonnese colpite dalle cavallette e benedisse l'intero raccolto. Gli effetti non si fecero attendere, e si estesero su tutto il territorio. In poco tempo morirono tutte le cavallette ma, allo stesso tempo, morirono anche tutti gli uccelli presenti nelle campagne. Si salvarono, stranamente, solo i cuculi (sos cucos) e le uova covate nei vari nidi.
Si narra che alcuni cuculi costruirono un grande nido ed iniziarono a trasportare, e mettere in salvo, tutte le uova dei vari uccelli sparsi nel territorio. Anche i contadini fonnesi contribuirono all'iniziativa, aiutando i cuculi a raccogliere e trasportare tutte le uova per consentire il prosieguo della cova.
Con l'arrivo della primavera tutte le uova si schiusero e la vita riprese il suo - normale - corso.
Nell'anno successivo, 1866, i fonnesi realizzarono il primo Su co'one 'e vrores in ricordo di quel grande nido costruito dai cuculi che ha segnato l'inizio di un nuovo periodo di prosperità, sia per i campi che per le varie specie di volatili.
Su cohone de vrores, ancora oggi, viene prodotto e confezionato in occasione della festa patronale locale di San Giovanni Battista (24 giugno).
La sua forma caratteristica è frutto di una complessa lavorazione, che dura dai 5 ai 6 mesi: una specie di focaccia a forma di torta con 160 puggiones (uccelli) infilzati con dei lunghi bastoncini di canna intorno - in senso circolare - ad un nido centrale costituito da 3 puggioneddos (uccellini). In prossimità del nido vengono posizionate 4 puddas (galline), una delle quali porta sul dorso un puggioneddu.
In aggiunta a questo capolavoro vengono prodotti altri 150 (circa) puggioneddos che, dopo la benedizione in chiesa, vengono distribuiti ai membri del comitato San Giovanni, amici e parenti che hanno partecipato all'organizzazione dei festeggiamenti civili.
Per tantissimi anni l'unica custode e depositaria di questa storica ricetta è stata la Sig.ra Anna Coinu.