Il murale è stato dipinto dal pittore di Carbonia,
Gigi Taras, nei pressi del mercato,
in una delle facciate della casa di
Salvatore Doddore Meloni a
Terralba (Oristano).L'opera è stata cancellata con la ristrutturazione dell'edificio.
Come la maggior parte dei murales realizzati nel periodo storico sardo compreso fra la fine anni 60 e inizi anni 80, anche questo dipinto affonda le proprie radici nell'antiamericanismo e nella protesta popolare antimilitarista e anticolonialista.
Premessa storica
La Sardegna, a causa della sua posizione strategica nell'area mediterranea e per la sua conformazione fisica, è stata fin dai tempi della Monarchia dei Savoia la terra ideale per l'installazione di basi militari. Da semplici caserme-scuole, nel tempo, si sono trasformate in vaste zone (servitù militari) dove effettuare una serie di attività (spesso segrete): addestramento, esercitazioni, guerre simulate e sperimentazioni di nuove armi. Allo stesso tempo divennero veri e propri depositi di carburanti, armi e munizioni. Dagli anni 60, con il diffondersi della tecnologia atomica, iniziarono ad accogliere anche un'arsenale nucleare come, ad esempio, i missili BGM-109 Tomahawk Cuise, dotati di testate nucleari, oppure gli stessi NB36, bombardieri con reattori nucleari.
Spesso le autorizzazioni a simili depositi venivano concesse agli alleati dai governi attraverso accordi top-secret, all'nsaputa delle altre Istituzioni e della stessa popolazione. Un esempio "italiano" fu rappresentato da Il patto di Belzebù del 1972 in cui il governo Andreotti concesse agli Stati Uniti il dispiegamento dei sommergibili a propulsione nucleare nella base de La Maddalena senza l'approvazione del Parlamento.
Qualche anno più tardi, quando la notizia venne a galla, scoppiò un caso politico anche a livello nazionale con una serie di proteste snobbate dal governo.
Il murale
L'idea del murale nasce proprio da questo periodo storico e dal rischio di un'eventuale esplosione nucleare dell'arsenale militare disseminato in tutto il territorio isolano.
Cronaca di quegli anni riportava la notizia choc del rischio corso nella base di Gioia del Colle (Bari, Puglia) dove, per quattro volte, si sfiorò l'apocalisse atomica a causa di alcune testate nucleari abbandonate alle intemperie e colpite da fulmini.
In un'intervista
Taras descrive la sua opera così: “Il murale cerca di sintetizzare e simbolicamente denuncia l’atteggiamento passivo della nostra gente nei confronti delle varie forme di colonizzazione via via imposte dall’esterno. Il ritratto di una società resa passiva rispetto alle scelte del potere. Una di tali scelte è rappresentata appunto dal reattore nucleare che può esplodere e determinare morte e distruzione”. [
intervista etratta da rivista etnie ]
Abbastanza chiaro l'invito aggiunto dall'artista affianco all'opera:
Est'òra d'accabai
a foras de
domu nosta
das ist unsere
haus bitte raus
è ora di finirla
fuori da casa nostra
it's time to stop
out from our house!
Nella
parete adiacente era presente un
altro murale dipinto dall'artista di
Serramanna Adriano Putzolu appartenente allo
stesso filone artistico (antiamericanismo).
@Renato Chirico
@Gian Franca Porceddu