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Dopo l'intervento del 2015 per il progetto Caleidoscopio, Luis Gomez ha "trasformato" un'altra parete dell'ex Manicomio Santa Maria della Pietà, oggi Parco della Salute e del Benessere.
Stavolta la tela scelta è la grande facciata del Museo Laboratorio della Mente inaugurato nel 2000, all'interno del comprensorio del Santa Maria (padiglione 6), con l'intento di abbattere le paure e i pregiudizi attraverso la conoscenza.
Il Museo è stato allestito da Studio Azzurro con un percorso articolato in 7 aree dedicate alla percezione della malattia mentale con lo scopo di far interagire il visitatore con le varie installazioni stimolando i vari sensi tra cui udito e vista per indurlo a riflettere sul tema della salute mentale e, soprattutto, sulle condizioni dei pazienti "internati".
L'opera di Gomez prende spunto proprio da questa filosofia e anticipa al visitatore, attraverso la vista, ciò che troverà all'interno del Museo.
L'intento era quello di estrapolare e raffigurare alcune sfaccettature della malattia e delle condizioni dei pazienti.
Grazie all'architettura della facciata del Museo l'artista ha potuto craere due blocchi di figure in contrapposizione.
Da un lato, quello sinistro, sono stati raffigurati dei pazienti etichettati dalla società come "pazzi" con i loro atteggiamenti tipici (non convenzionali), come ad esempio: sguardi persi nel vuoto, soggetti terrorizzati o con le orecchie tappate mentre vengono assaliti dalle "voci" (raffigurate nelle finestre).
Dall'altro lato, quello destro, l'artista ha riprodotto gli stessi soggetti ma, stavolta, riconducendoli ad atteggiamenti facilmente identificabili nella nostra società: il pittore, la modella etc.. Soggetti con sguardo appagato e assorti nel loro mondo.
Gomez ha cercato di evidenziare il tema della “diversità” e, soprattutto, sulla percezione che la società ha di quest’ultima. Infatti, secondo l'artista, è la società che decide se siamo da includere o isolare attraverso un'etichetta culturale/sociale.
L'opera di Gomez prende spunto proprio da questa filosofia e anticipa al visitatore, attraverso la vista, ciò che troverà all'interno del Museo.
L'intento era quello di estrapolare e raffigurare alcune sfaccettature della malattia e delle condizioni dei pazienti.
Grazie all'architettura della facciata del Museo l'artista ha potuto craere due blocchi di figure in contrapposizione.
Da un lato, quello sinistro, sono stati raffigurati dei pazienti etichettati dalla società come "pazzi" con i loro atteggiamenti tipici (non convenzionali), come ad esempio: sguardi persi nel vuoto, soggetti terrorizzati o con le orecchie tappate mentre vengono assaliti dalle "voci" (raffigurate nelle finestre).
Dall'altro lato, quello destro, l'artista ha riprodotto gli stessi soggetti ma, stavolta, riconducendoli ad atteggiamenti facilmente identificabili nella nostra società: il pittore, la modella etc.. Soggetti con sguardo appagato e assorti nel loro mondo.
Gomez ha cercato di evidenziare il tema della “diversità” e, soprattutto, sulla percezione che la società ha di quest’ultima. Infatti, secondo l'artista, è la società che decide se siamo da includere o isolare attraverso un'etichetta culturale/sociale.
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Riferimenti /Ringraziamenti
Visita il sito del Museo Laboratorio della MenteVisita la prima opera di Gomez nello stesso Parco: Le Voci degli Amanti
Fonte
Luis Gomez (@gomezpainter)
