Da nuraghes a murales è un progetto avviato da un gruppo di studenti del Dipartimento di Italianistica dell'Università di Varsavia che, dopo aver fondato nel 2017 il Circolo della Cultura Italiana (circolo scientifico), in stretta collaborazione con Associazione culturale polacco-sarda Aquila Bianca di Carbonia, ha deciso di diffondere e promuovere l'identità di una terra, quella sarda, ricca ancora oggi di tradizioni ed usanze millenarie portate avanti con passione e dedizione (e molti sacrifici, ndr).
Una parte del convegno, svoltosi a Varsavia il 4 e 5 giugno 2018, era dedicata alla cultura murale sarda con la partecipazione dei rappresentati delle realtà artistiche isolane che, giorno dopo giorno, omaggiano la Sardegna esportando nel mondo, attraverso forme e colori, il fascino di un'intera terra. Fra gli illustri muralisti sardi erano presenti: Teresa Podda (Orgosolo), Pina Monne (Irgoli) e Angelo Pilloni (San Sperate). E non poteva mancare l'Associazione Culturale Skizzo con Riccardo Pinna in rappresentanza di quel movimento che, in questi ultimi anni, sta facendo vivere una favola artistica alla comunità sangavinese.
A coronamento di questa maratona storica-culturale sulla Sardegna, su commissione dell'Associazione Aquila Bianca, è stata anche realizzata una pittura murale a cura dell'artista di Carbonia Nicola Gabbrielli. Un intervento che racchiude in una parete le sfaccettature culturali più importanti dell'isola: dai nuraghi alle maschere tipiche carnevalesche, dai reperti archeologici nuragici ai costumi e balli tradizionali ecc.. In Sardegna, infatti, l'arte murale affonda le proprie radice già alla fine degli anni 60 e, negli anni a seguire, si è trasformata in una vera e propria cultura messa al servizio della popolazione. Inizialmente come strumento di espressione libera di protesta della popolazione contro gli abusi di potete e, successivamente, come mezzo per decantare, illustrare e promuovere - in particolar modo - il fascino e la bellezza degli usi e costumi tradizionali locali.
<< Con la realizzazione di quell’opera - ci racconta Nicola Gabbrielli - volevo portare le caratteristiche della nostra cultura in un’altra città, far conoscere le nostre origini nei simboli che ho riunito. Avevo ideato e presentato varie bozze ma alla fine è stata approvata solo la prima. Questo forse è stato un po' limitante ma allo stesso tempo delinea come fosse ben organizzato il tutto. Non c’era possibilità di improvvisare, non si poteva andare incontro a imprevisti perché, prima dell’inizio dell’evento, il tutto era già stato organizzato alla perfezione >>.
In quanti giorni hai realizzato questa pittura murale?
Nicola: << Il murale è stato realizzato in tre giorni, e dato che il tempo per effettuare la quadrettatura non era sufficiente, ho precedentemente preparato degli stensil sulla base di una bozza effettuata in Sardegna, per assicurarmi che gli spazi e le dimensioni venissero rispettati, dopo di che mi sono dedicato alla rifinitura delle singole immagini, a mano. >>
Immaginiamo sia stata una bella esperienza, un'occasione importante per promuovere le tue radici e la cultura sarda. Credo sia stato anche un modo per far sentire più vicina la Sardegna a tutti quei migranti che, per un motivo o per un altro, sono stati costretti ad allontanarsi..
Nicola: << Si, è stata una bellissima esperienza. Siamo stati accolti con calore da una città ricca di tradizioni, siamo stati resi partecipi della loro vita e personalmente mi sono sentito come a casa. L’associazione e tutto lo staff sono stati capaci di realizzare un evento straordinario sia per noi che vi abbiamo partecipato ma anche per coloro che, spinti dall’interesse personale per questo tipo di arte, ci hanno accompagnati in ogni momento. E poi non nascondo la gioia che sto provando, ancora oggi, dopo la realizzazione del murale. Quasi ogni giorni ricevo messaggi da parte di molti sardi che si trovano a Varsavia per avere indicazioni su dove di trova il murale per poterlo vedere dal vivo. E, una volta lì, molti di loro mi inviano le proprie foto davanti alla mia opera. E' davvero bello sentire il calore di coloro che dalla mia terra si trovano in Polonia perché immigrati per lavoro o semplicemente in vacanza. Per aver avuto questa possibilità devo ringraziare ancora l'intera macchina organizzativa dell'evento. >>
Ci potresti raccontare qualche curiosità durante i work in progress?
Nicola: << A Varsavia i tifosi, gli Hooligans, sono anche dei writers. Mentre realizzavo il mio murale sono stato avvicinato da uno di loro che mi “invitava” a mettere il loro simbolo nell'opera: la
L cerchiata che si può vedere in alto a sinistra. Il tutto per evitare che qualcuno lo possa imbrattare o cancellare. Mi hanno anche detto che loro stessi si sarebbero accertati che rimanesse integro nel tempo. Un episodio che mi ha reso felice perchè, in questo modo, so che la mia opera potrà rimanere lì ed essere ammirata negli anni. Integra. >>