L'opera murale intitolata Radici è stata dipinta nel marzo del 2018 dall'artista internazionale Manu Invisible sulla facciata dell’aula magna della Scuola Secondaria di Primo Grado Eleonora d'Arborea ad Iglesias (Sardegna), affianco al Municipio.
L'intervento artistico, inaugurato il 13 marzo 2018, è stato commissionato e promosso dalla stessa amministrazione comunale.
La storia mineraria (documentata) della Sardegna e in particolare del Sulcis Iglesiente risale fin dall'antichità: all'epoca del Conte Ugolino Della Gherardesca. I Della Gherardesca, infatti, furono una delle casate pisane di Donoratico più importanti ed influenti della Sardegna, ove si insediarono a seguito dell'espansione della Repubblica di Pisa nel mediterraneo.
Nel 1258 alla casata pisana venne assegnata la gestione della parte ovest del Giudicato di Cagliari che comprendeva: Sulcis, Decimo, Cixerri e Nora (l'attuale Sulcis-Iglesiente, ndr). Sotto il loro controllo l'isola ha vissuto il boom estrattivo più grande della propria storia; i minerali maggiormente estratti erano: piombo, carbone, ferro, rame, argento e zinco.
In quel periodo, al fine di aumentare e perfezionare le tecniche estrattive, i Della Gherardesca incentivarono il trasferimento dalla Toscana delle migliori maestranze locali innescando quel fenomeno demografico che diede vita al centro abitato Villa di Chiesa, oggi conosciuta come Iglesias.
La foto che ha ispirato Manu Invisible rappresenta uno dei reperti fotografici storici della miniera di Bacu Abis, la più antica di tutto il Sulcis. Il suggestivo scatto è degli inizi del XX secolo a cura di Costa Guido e ritrae alcuni minatori all'uscita di una cava. Un simbolo che, come sottolineato dallo stesso artista, rievoca la storia e l'essenza di questa zona e di un'intera generazione che ha sacrificato la propria vita per le proprie famiglie e la propria terra.
Come molti sapranno, la vita del minatore è sempre stata dura e piena di sacrifici sia per le condizioni a cui erano sottoposti che per il ritmo di lavoro: temperature elevate (anche intorno ai 40°), poca illuminazione, aria malsana etc.. La loro settimana lavorativa iniziava il lunedì mattina, a mezzoggiorno, e terminava il sabato, sempre a mezzogiorno; ogni turno di lavoro era costituito da 12 ore, e non avevano l'autorizzazione ad abbandonare il proprio "posto di lavoro". Durante l'estate le attività estrattive venivano interrotte a causa delle alte temperature (esterne, figuriamoci quelle interne!, ndr) e della diffusione della malaria. "Niente lavoro, niente paga".
E i rischi a cui erano sottoposti? Elevati! Dal pericolo di caduta massi al crollo della volta, dagli allagamenti agli investimenti da parte di un vagone; oppure, per chi maneggiava esplosivo, il rischio di saltare in aria. Infine, non per questo meno importante, il rischio più subdolo, quello per la salute. Non erano rare le malattie dovute alle inalazioni quotidiane delle polveri. Una fra tutte: la silicosi.
Tutto questo in cambio di un salario bassissimo, spesso ai minimi storici. In alcune cave, ad esempio, la paga per i manovali era legata al numero di vagoni che riuscivano a riempire.
La storia non solo ci ricorda i grandi sacrifici da parte dei minatori, ma anche l'incessante sfruttamento e la costante devastazione del territorio sardo a favore dei "colonizzatori del momento". Un vero e proprio scempio e saccheggio delle inestimabili risorse dell'isola che con il tempo, in molte zone, ha provocato notevoli danni ambientali: dalla contaminazione delle falde acquifere (cianuro, mercurio, ferro, piombo etc..) alle colline sventrate ed abbandonate, dalle bonifiche mai effettuate al disboscamento "selvaggio". E così via..
Come sosteneva Marcus Garvey: "un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura, è come un albero senza radici".
E delle future generazioni.
Approfondimenti
La miniera di Bacu Abis è la più antica di tutto il Sulcis.Il primo giacimento venne scoperto nel 1851 e per avviare l'estrazione del carbone, nel 1873, venne costituita a Torino la Società anonima miniere di Bacu Abis attraverso un accordo tra l'Ing. Anselmo Roux e la Compagnia Generale delle Miniere. La società sfruttò le miniere fino al 1933, anno in cui venne dichiarata fallita per difficoltà finanziarie.
In quello stesso anno tutte le concessioni minerarie per l'estrazione del carbone vennero rilevate dalla neo Società mineraria carbonifera sarda (Carbosarda, o MCS), un'azienda statale costituita dal governo centrale con lo scopo di conseguire l'autosufficienza energetica.
Agli inizi degli anni 60 tutte le miniere vennero chiuse definitivamente.
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Riferimenti /Ringraziamenti
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