era uno dei numerosi figli del Dio Oceano ed impersonava il fiume più lungo ed importante del Peloponneso. Per l'appunto, l'Alfeo. Un corso d'acqua lungo 114 chilometri che nasce dalle pendici settentrionali dei monti Taigeto e sfocia nel golfo d'Arcadia. La sua particolarità è che, ad un certo punto del tragitto, il fiume
Aretusa, figlia di Nereo e di Doride, era la ninfa prediletta di Artemide (Diana, per i romani), dea protettrice della verginità e della pudicizia, oltre che dea della caccia, del tiro con l'arco etc.. Note erano la bellezza e la purezza di questa giovane ninfa, votata alla verginità, con i suoi lineamenti delicati e quel rossore che le imporporava il viso ad ogni complimento ricevuto.
Il mito
La leggenda narra che Aretusa, durante una battuta di caccia, decise di allontanarsi dal gruppo e si ritrovò davanti ad un corso d'acqua. Vista la temperatura molto afosa, decise di rinfrescarsi nella sorgente. Credendo di essere completamente sola, si denudò ed entrò leggiadra nell'acqua.
Ad un certo punto, mentre nuotava spensierata, sentì una voce soave provenire dal fondale del fiume. Intimorita e preoccupata decise di ritornare a riva e, proprio mentre stava per uscire, riudì quella voce che iniziò a chiamarla con insistenza. Voltandosi, scorse un giovane senza veli prendere forma da quell'acqua limpida. Per lo spavento iniziò a correre velocemente nel bosco, completamente nuda.
Alfeo, la giovane divinità di quella sorgente d'acqua, attratto come una calamita dalla bellezza di Aretusa e carico di passione, tentò - invano - di fermarla. La giovane correva velocissima saltando con agilità ogni tipo di ostacolo, senza il minimo accenno a rallentare.
Con il passar del tempo, la giovane ninfa iniziò a sentir venire meno le sue ultime forze e, per la disperazione e il timore di essere "violata", invocò l'aiuto della dea Artemide la quale - impietosita - le inviò una grande nube che la avvolse, nascondendola e preservandola dalla ricerca disperata di Alfeo. Per proteggerla definitivamente dalla grinfie e dalla ricerca insistente di Alfeo spinse la nube in una terra lontana, ad Ortigia (Siracusa), e trasformò la giovane ninfa in una fonte di "acqua dolce, fresca e pura". La famosa Fonte di Aretusa (incrocio fra mito e realtà: la fonte ad Ortigia, infatti, è una sorgente naturale senza alcuna canalizzazione con la terra ferma, ndr).
Alfeo, invaghito della giovane ninfa, senza demordere, chiese aiuto al dio Zeus (Giove, per i romani) il quale, commosso per la sua caparbietà e colpito da quel sentimento puro, gli concesse di "deviare" il proprio corso d'acqua, creando un canale sotterraneo che attraversava tutto il Mar Ionio per riemergere anch'esso ad Ortigia (un richiamo nel mito alla caratteristica - reale - del fiume Alfeo, ndr)
E così, per intervento divino, i due giovani si incontrarono nuovamente e si unirono per sempre, sotto forma di acqua.