Il murale, dipinto nella parete della storica sede della Società Operaia, rappresenta anche un'occasione per riflettere sul destino di queste attività che rischiano di essere dimenticate per sempre a causa dell'evoluzione e della globalizzazione del mercato.
Gli artigiani che incontravamo passeggiando in paese, chiusi nelle proprie botteghe, erano dei veri e propri custodi di un'arte preziosa che veniva tramandata negli anni da generazione in generazione. La loro professionalità era ad ampio raggio: un po' scienziati, un po' inventori, un po' ingegneri; veri e propri esperti del settore e, per queste ragioni, venivano etichettati con l'appellativo "il Maestro" (su maistu). Un vero punto di riferimento per tutta la comunità.
Avevi un problema? C'era sempre un Maestro pronto a trovare una soluzione a tutto.
Pensate ad esempio a su maistu 'e carru, cioè colui che costruiva o riparava i carri trainati dagli animali (buoi, cavalli..). Sempre pronto ad ingegnarsi per rendere più agevole il lavoro dei propri compaesani o per creare una riparazione ad hoc per risolvere qualsiasi problema.
Oppure provate a pensare a su sabatteri, chinato nella seggiola della propria bottega, sempre intento a riparare una scarpa. Avete dimenticato, per caso, l'odore del lucido per scarpe?
Ricordate anche quale era un altro storico punto di incontro per la comunità oltre, ovviamente, al classico bar? Il barbiere. La sua sala d'attesa era quasi sempre piena e, tra un taglio e l'altro, si passavano ore a chiacchierare, sfogliare riviste e a confrontarsi sui vari problemi del paese o della società in genere. E questi sono solo alcuni esempi.
Purtroppo tutte queste attività sono in via di estinzione a causa del progresso tecnologico, della diffusione delle grandi catene e delle produzioni di massa. Queste preziose arti, invece, richiedevano tempo, dedizione, passione e tantissimi sacrifici. Nulla a confronto con gli attuali grandi centri commerciali. Oggi, ad esempio, se si rompe una scarpa si corre subito in uno dei tanti negozi dalla vasta scelta, di qualità e prezzo, e la si compra direttamente nuova. Gesti freddi, distaccati, frutti tipici del consumismo e della frenesia della nostra attuale società.
Una volta, invece, quando si varcava la soglia di una bottega, ci si ritrovava in un ambiente familiare, accogliente e, spesso, comprensivo e solidale. Nell'attesa si scambiavano "quattro chiacchiere" sul più e sul meno, spesso su eventi e storie di paese. Ma soprattutto, se qualcuno si trovava in difficoltà nel saldare il conto sul momento, ci si veniva incontro, ci si faceva credito o, in taluni casi, lo si barattava con altri prodotti.
Guardando questa parete dipinta, il pensiero va immediatamente a questi ricordi. Ricordi di una società ormai lontana magistralmente dipinta dall'artista Marina Putzolu, figlia del noto vignettista de L'Unione Sarda, Franco, e docente presso l'Istituto artistico Foiso Fois di Cagliari.
L'intervento artistico, inaugurato il 29 settembre 2017, rientrava nel progetto scolastico Alternanza Scuola Lavoro che ha visto partecipare il liceo artistico Foiso Fois, l'Istituto Buonarroti di Guspini-Serramanna e i bambini della Scuola Primaria 2°A del Silvio Pellico e dell’infanzia degli Evaristiani.
Se ci dovessimo fermare un attimo a riflettere, secondo voi, questo cambiamento socio-economico ha rappresentato realmente un progresso?
Approfondimenti
[1]: Le categorie dei 40 lavoratori-fondatori erano: muratori (9), falegnami (5), fabbri ferrai (5), bottai (5), carpentieri (4), barbieri (3), sarti (3), fuochista (1), calzolaio (1) e dolciere (1). Al conteggio bisogna aggiungere il notaio e i due testimoni presenti all'atto.