Un gruppo di artisti che si riunisce: una poesia, un murale e una tecnica antica che, fin dagli albori, ha reso unico e pregiato il costume tradizionale orgolese. Sono questi gli ingredienti che si celano dietro questo nuovo murale "donato" alla comunità di Orgosolo. Una di quelle opere murali che non si limita a decorare uno squarcio del paese, ma mira a valorizzare e puntare l'attenzione sul cuore e l'identità di un'intera comunità con tradizioni ed usanze millenarie.
<< L'idea dell'opera - ci racconta Teresa - è nata dal profondo amore che Barbara nutre per Orgosolo. Ha contattato la signora Maria Corda, proprietaria del Museo del Baco da seta, e le ha proposto il dipinto. Maria ha accettato con piacere e ha messo a disposizione alcune foto, le quali sono state selezionate, rielaborate al computer e proiettate sulla parete. >>
Per comprendere l'essenza di questa nuova opera dobbiamo fare un tuffo nel passato, nella storia di Orgosolo.
Nel 1665 alcuni membri della Compagnia di Gesù (gesuiti) sbarcarono in Sardegna e si insediarono ad Oliena dove fondarono un convento portando con sé attività ed usanze, soprattutto, orientali come ad esempio la bachicoltura e la coltivazione dei gelsi bianchi. Due attività, strettamente legate fra loro, che si svilupparono e diffusero anche nei paesi limitrofi, tra cui Orgosolo.
La bachicoltura si radicò nelle usanze del popolo orgolese ed iniziò ad essere tramandata - nel corso degli anni - da madre in figlia. Ebbene si, perchè questa tradizione è una di quelle usanze esclusivamente e rigorosamente femminili.
<< Quando qualcuno in paese aveva bisogno di una tessitura - ricorda Maria - si presentavano da nonna e portavano con sè ordito e tramma. >>
Una delle particolarità della seta orgolese, che rende Su Lionzu unico e pregiato, è il color giallo prodotto da un baco che, in tutti questi anni, non ha mai subito modificazioni genetiche o incroci con altre razze. Infatti mentre in tutta Europa la produzione di seta ha mantenuto fede ad un principio legato rigorosamente al risparmio economico, ad esempio preferendo la produzione della seta bianca per poi colorarla (il processo costa meno, ndr), ad Orgosolo la tradizione ha preservato il baco e custodito l'antica arte, a tal punto che oggi è riconosciuto come una vera e propria razza, il Baco di Orgosolo (in dialetto, Su Ermeddu). Un'antica arte che segue il ciclo di vita naturale dei bachi e dei gelsi e, di conseguenza, a differenza delle produzioni industriali, richiede tempo, devozione e pazienza.
Purtroppo, però, come ogni tradizione popolare anch'essa ha subito negli anni l'influenza dei fattori socio-economici che la stanno portando quasi all'estinzione: la scoperta di nuovi tessuti, come ad esempio quelli sintetici negli anni 80; l'industrializzazione che ha portato allo spopolamento delle campagne e, di conseguenza, all'abbandono dei cosiddetti antichi mestieri da parte dei giovani; il venir meno dell'uso del costume tradizionale anche nei matrimoni; la globalizzazione e l'evoluzione tecnologica. Tutti fattori che stanno rendendo questa storica attività un'arte, rara e preziosa, custodita da una sola famiglia che, con amore e passione, continua a gestire l'intera filiera: dall'allevamento del baco da seta alla tessitura e produzione del copricapo.
La famiglia Corda, nota anche in paese per la gestione del Laboratorio-Museo del baco da seta, si tramanda oramai questo tesoro di inestimabile valore da generazione in generazione.
A queste "preziose" donne, alla loro devozione, passione ed amore per questa storica arte fatta di seta e ricamo, è dedicato il nuovo murale. In ordine da sinistra a destra: tizia Juvannedda Sorighe, zia di Maria che, con i suoi 90 anni e passa, potete vedere ancora "operativa" durante Cortes Apertas; tizia Pasharosa Sorighe, mamma di Maria e tzia Kikkia, prozia di Maria, una delle migliori ricamatrici de zippones di Orgosolo.
<< Ovviamente - aggiunge Teresa - ringraziamo tutti coloro che ci hanno supportato, tra cui Simone De Rosa, per aver preparato la parete dando il fondo e il protettivo; Franco Davoli, per aver messo a disposizione il ponteggio e Marco Rubanu, che ha contribuito alla organizzazione. E dulcis in fundo, un ringraziamento a ziu Juvanne Pira, grande poeta di Orgosolo, per aver scritto le parole a contorno del murale che arricchiscono di significato l'intera opera. >>
In questa foto potete ammirare le donne Sorighe/Corda mentre lavorano la seta secondo la tradizione:
(foto di Pauleddu Orgosolo)
Avete mai avuto l'opportunità di ammirare il costume orgolese?
E' un colpo d'occhio! Una vera e propria opera d'arte tessile; un mix di colori lucidi e vivaci che si abbinano allo straordinario portamento (impeccabile!) e fierezza con cui le donne orgolesi lo indossano e sfilano. Un costume di identità e di orgoglio per l'intera comunità.
(foto di Pauleddu Orgosolo)
Il copricapo di color giallo zafferano che vedete in foto, che avvolge il viso delle donne, è il famoso Su Lionzu, interamente prodotto in loco e con tecniche tramandate da oltre 200 anni.
Non credete che sia una vera e propria arte, o patrimonio, da tutelare e salvaguardare?
Traduzione della poesia di Giovanni Pira:
Treccie dorate
Fili e trame
Mani fatate
Di nonne e mamme