Uno dei murales più belli e caratteristici di Lula, una cittadina nel cuore della Baronia, alle pendici del Monte Albo. Quel monte protagonista in vari romanzi della scrittrice sarda Grazia Deledda, come ad esempio il celebre racconto Colpi di scure: una fonte di legname per i carbonai venuti da lontano, e i pastori locali che vedono, man mano, distrutto il loro più grande patrimonio. Il bosco.
E proprio da Monte Albo nasce la storia di quest'opera muraria realizzata da Diego Asproni, Francesco Del Casino e dalla terza media di Lula nella piazza centrale del paese, piazza De sas Faulas (Sa pratza 'e Sas Faulas).
L'area al centro di questa memorabile impresa popolare si estendeva per circa 900 ettari ed era di proprietà di una società immobiliare romana. I lavori vennero affidati ad un gruppo di imprenditori sardi che, come obiettivo primario, avrebbero dovuto abbattere gli alberi secolari custoditi nel bosco di Sa 'e Tamponi. Un patromonio naturale che si avviava al disboscamento senza scrupoli, e per mero interesse economico.
In opposizione a tale operazione insorse un comitato costituito spontaneamente dai cittadini locali con l'intento di preservare e salvaguardare il bosco attraverso una costante, ferrea ed efficiente rivolta non violenta.
Nonostante fossero terreni privati, il clamore della protesta del comitato e la mobilitazione via via maggiore di cittadini, Comuni limitrofi, stampa e TV spinsero la Regione ad acquisire quei terreni garantendone la salvaguardia. Una vicenda conclusasi nel 1983 con la firma della promessa di acquisto tra la Regione e il proprietario del terreno.
Una storia emblema di un popolo capace di resistere, senza forme di violenza, ai poteri forti e a spregiudicati interessi economici garantendo la salvaguardia del proprio territorio, delle proprie radici e tradizioni.
<< Nel 1981 - ricorda e racconta Diego Asproni - una società immobiliare proprietaria di 900 ettari nel Monte Albo autorizzò il taglio di un bosco in località Sae Tamponi. Il paese di Lula iniziò una resistenza molto intensa e intelligente, organizzando conferenze, assemblee popolari, raccogliendo firme, bloccando le strade di accesso al bosco.
In autunno, il Comitato Popolare che voleva salvare il bosco, ci invitò a realizzare un dipinto murale nella Piazza R. Luxembourg.
Era una domenica di novembre, avevamo preparato un progetto semplice, accostammo un camion alla facciata e assieme a Francesco Del Casino e ai ragazzi della scuola dipingemmo l'albero ferito e il pastore.
Verso le 12:00 Tziu Chircheddu Corrias ci portò una sua poesia, un sonetto, dedicato alla montagna e alla libertà. Subito scrivemmo i versi del poeta di Lula. Venne anche Nico Orunesu, che dipinse il piccolo albero a sinistra.
Alle 13:00 il lavoro era finito.
Il Comitato Popolare aveva organizzato il pranzo per i pittori: sambene, corda e ortatu, pane carasatu e formaggio. Il fotografo che documentò il lavoro era l'amico della Sardegna Pablo Volta.
Ricordo ancora il suo sorriso, l'allegria del Comitato e la voglia di riscatto nelle facce dei presenti.
Ricordo soprattutto Gavinu Porcu, vera anima di quella lotta, che salvò il bosco.
I 900 ettari vennero subito acquistati dal Demanio Regionale (giunta M. Melis) diventando cantiere forestale e occasione di lavoro per un buon numero di giovani di Lula. >>
Di seguito riportiamo i versi della poesia del poeta Chircantoni Corrias (tziu Chircheddu):
"Dae Mont’Albu
monte a nois tantu caru,
ca nos at elevatu e nos cumprendet
unu vastu orizzonte
amenu e tantu raru
de sa natura s’incantu s’intendet
Nois, addormentatos siemus o ischitatos,
libertate e giustizia sognende
De unu populu afflittu
C’at àpitu negatu
Ogni dirittu"
Una traduzione della poesia:
"Dal Montalbo,
monte a noi tanto caro,
perché ci ha elevato e ci capisce
un vasto orizzonte,
delizioso e tanto raro,
della natura si sente l’incanto.
Noi, dormienti o svegli,
sognando libertà e giustizia
di un popolo afflitto
che ha visto negato
ogni diritto"
Se avete altri ricordi o testimonianze in merito a questa grande impresa, contattateci!
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Riferimenti /Ringraziamenti
Diego Asproni
Ringraziamo per il contributo anche:
A cura di: Diego Magrì
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