I materiali rinvenuti nel corso degli scavi hanno consentito di datare le sepolture ad un periodo compreso tra il Neolitico finale (cultura di San Michele, 3200-2800 a.C.) e il Bronzo antico (cultura di Bonnanaro, 1800-1600 a.C.).
Le tombe erano raggiungibili grazie a tacche o pedarole incise nel balzo roccioso, mentre un accurato sistema di canalette convogliava le acque piovane e d'infiltrazione verso il basso e ai lati dei portelli delle tombe, preservando decorazioni, salme e corredi funebri dall'umidità e dal degrado. Gli ingressi erano chiusi con portelli di legno o pietra.
Le sepolture sono del tipo a proiezione orizzontale e presentano impianti planimetrici semplici (monocellulari, bicellurari, a "T") o pluricellulari. Le tombe pluricellulari hanno un'anticella che generalmente precede un vano sul quale si impostano le celle laterali. Le celle avevano una funzione funeraria, mentre nell'anticella si praticavano i culti e i rituali funebri, come attestano le fossette scavate nel pavimento destinate a contenere offerte liquide e solide.
La tomba IX (detta anche "sa tumba de su re") si distacca nettamente dalle altre per la presenza in facciata di una stele centinata del tipo presente nelle tombe di giganti.
La stele di Sos Furrighesos (m 4,05 di h, m 4,02 di largh.) è divisa in due riquadri ben ritagliati a scalpello. Il riquadro superiore è sagomato a lunetta, quello inferiore a trapezio; l'uno è separato dall'altro da un listello orizzontale sagomato e rilevato. Uguale rilievo ha la fascia che contorna la stele lateralmente e superiormente.
Al di sopra della stele sono scavate tre cavità dove alloggiano tre pilastrini betilici privi della parte terminale. Essi avevano funzioni magico-protettive.
La stele fu scolpita in tempi successivi allo scavo dell'ipogeo, nel bronzo antico, sfruttando lo spazio di una precedente anticella.
Gli interni delle domus sono ricchi di elementi architettonici che riproducono la dimora terrestre: soffitti (ad uno o due spioventi), zoccoli, fasce in rilievo, colonne, pilastri, lesene, letti, setti divisori, focolari.
Abbondano, particolarmente nelle anticelle e nella celle principali, le decorazioni e i simboli della religiosità neolitica: la pittura in ocra rossa (il colore del sangue, della vita e della rigenerazione); il motivo della falsa porta che simboleggia l'ingresso nell'oltretomba; le corna e le protomi taurine rese a bassorilievo e colorate in rosso o incise, tipiche espressioni del culto del dio toro.
Di particolare interesse la partitura decorativa della parete S della cella principale della tomba II. Ottenuta con profonde incisioni, è costituita da una falsa porta centrale, due riquadri laterali, due bande superiori parallele, uno zoccolo di base e una lesena all'estrema destra. Falsa porta e bande sono dipinte in rosso.
Le tombe II, VIII, IX, XI, XII hanno restituito 140 petroglifi realizzati con tecnica a martellina, ad incisione lineare e a puntinato. Sono presenti figurazioni corniformi, ancoriformi, antropomorfe, pettiniformi, figure di animali, armi e motivi geometrici (cerchio, poligono, reticolato, segmento, stella, triangolo, zig-zag). Le incisioni a martellina sono datate al Calcolitico-Bronzo antico (2800-1600 a.C.).
Gli scavi della necropoli hanno messo in luce anche livelli di frequentazione di età romana ed alto-medievale.
testo: Sardegna Cultura
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