L'Unità d'Italia (1861-1946)
Il Regno d'Italia nasce come "espansione" del Regno di Sardegna.
I primi passi nel lungo e tortuoso processo di istituzione vennero compiuti dopo il Congresso di Vienna nel 1815, ma determinanti furono la Seconda Guerra di Indipendenza (o campagna d'Italia) e la spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi.
Infatti, dopo la fine della Seconda Guerra di Indipendenza (12 luglio 1859), il Regno di Sardegna estese i propri confini includendo le attuali regioni di Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna.
Con la spedizione dei Mille, invece, se ne sancì l'istituzione.
Garibaldi partì da Quarto il 5 maggio del 1960 e sbarcò a Marsala l'11 maggio dello stesso anno.
Mentre la spedizione era in corso, il Comitato per l'Unità Nazionale di Napoli cercava di conquistare la capitale.
Ad agosto del 1960, mentre Garibaldi attraversava lo Stretto di Messina, la Basilicata si unì al Regno d'Italia e la Puglia, con l'insurrezione di Altamura, dichiarò decaduti i Borbone.
Il 7 settembre 1860 Garibaldi varcò trionfalmente i confini della città di Napoli, oramai abbandonata dal re Francesco II di Borbone in favore di Gaeta.
La sconfitta definitiva dei borbonici avvenne sul Volturno il 1º ottobre 1860.
Il 21 ottobre, a seguito di alcuni plebisciti, il Regno delle Due Sicilie venne annesso al Regno Sabaudo.
Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia con la prima convocazione del Parlamento Italiano nella sede di Palazzo Carignano a Torino.
Di seguito il testo tratto dalla legge n. 4671 del Regno di Sardegna:
"Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato".
Nacque così una monarchia costituzionale basata sullo Statuto Albertino, promulgato da Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo del 1848 ed esteso a tutto il nuovo territorio.
Il Regno d'Italia fu retto dalla sua nascita alla sua caduta, nel 1946, dalla dinastia reale dei Savoia.
La prima carica di presidente del Consiglio venne ricoperta dal conte piemontese Camillo Benso di Cavour, il principale architetto dell’Unità d'Italia.
Carica che venne però ricoperta dallo stesso solo per pochi mesi a causa della sua prematura morte, forse, a causa della malaria.
Mentre, i rappresentanti del Parlamento, vennero eletti mesi prima durante i vari plebisciti svoltisi nelle regioni in concomitanza con le richieste di annessione al Regno sabaudo.
In questa prima fase, nel nuovo Regno appena istituito, non rientravano i territori del Veneto e Friuli, Roma, Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia, i quali venne annessi solo negli anni successivi.
La reazione internazionale alla proclamazione, nella maggior parte dei casi, fu positiva e immediata.
Nell'arco di poche settimane arrivarono apprezzamenti e consensi da parte dei governi svizzero, britannico e statunitense. Anche perchè, in quegli anni, vi erano scontri tra Francia e Austria per il controllo dell’Europa meridionale ed ostilità franco-britannica per il dominio delle rotte mediterranee.
La costituzione di un Regno unito avrebbe rappresentato e garantito una maggiore stabilità per l'intero continente.
Nel 1866 il Regno d'Italia dichiarò guerra all'Austria allenadosi con la Prussia e dando luogo alla Terza Guerra di Indipendenza.
L'obiettivo era quello di conquistare il Veneto e Friuli ma le uniche vittorie che il Regno riuscì ad ottenere furono quelle di Garibaldi in Trentino.
Per il resto subì moltissime sconfitte, le più significative a Lissa e Custoza.
Nonostante tutto l'Italia ottenne dalla Francia il Veneto e parte del Friuli-Venezia Giulia grazie alla vittoria prussiana e agli accordi di pace firmati tra Austria e Prussia.
L'Austria, non considerandosi sconfitta dall'Italia e non volendo avere rapporti diplomatici con essa, consegnò il Veneto alla Francia (Napoleone III) che lo avrebbe consegnato a Vittorio Emanuele previa organizzazione di un plebiscito.
Il 21 ottobre 1866 si svolse il plebiscito e i favorevoli furono intorno al 99,9%.
L'ultimo territorio conquistato fu Roma dopo due dure sconfitte delle truppe guidate da Garibaldi.
La prima, nel 1862, i garibaldini vennero sconfitti dalle truppe italiane mentre la seconda, nel 1867, dall'esercito francese che aveva costretto l'esercito regio ad intervenire.
Con la caduta del Secondo Impero francese durante la guerra franco-prussiana il papato perse la protezione di Napoleone II, oramai detronizzato.
E il 20 settembre 1870 le truppe garibaldine riuscirono ad espugnare anche Roma.
La profonda frattura che ne nacque tra Stato italiano e Chiesa venne formalmente sanata nel 1929 con i Patti Lateranensi.
Il 23 novembre del 2012 con la legge n. 222 è stata istituita la ricorrenza dell'Unità d'Italia come festività civile con l’obiettivo di ricordare e promuovere i valori di cittadinanza e riaffermare e consolidare l’identità nazionale attraverso la memoria civica.
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14/09/2016
Aggiornata da: gea-staff