Nel primo murale è stata rappresentata la città di Nuoro con il Redentore mentre, nel secondo, quella di Oristano con la Sartiglia e una donna bosana che indossa l'abito tradizionale circondata dai prodotti tipici enogastronomici.
Festa del Redentore
La festa (o sagra) del Redentore di Nuoro viene celebrata l'ultima domenica di agosto.
La celebrazione religiosa inizia la sera precedente della festa con una fiaccolata di preghiera lungo le strade cittadine. Prosegue il giorno dopo con il pellegrinaggio, a piedi, dalla cattedrale alla statua sita sul Monte Ortobene. E si conclude con la messa solenne accompagnata dai canti dei cori nuoresi in costume e una processione con il simulacro della statua.
La statua è stata realizzata in bronzo dallo scultore calabrese Vincenzo Jerace ed è stata eretta sulla cima del Monte Ortobene il 29 agosto del 1901, in occasione della celebrazione del Giubileo.In quell'anno papa Leone XIII chiese che venissero innalzati monumenti in onore di Gesù redentore in tutte le regioni d'Italia. E la città di Nuoro, manifestando la propria fede e generosità, raccolse i fondi necessari per finanziare la costruzione della statua.
Le celebrazioni civili, invece, si svolgono la domenica precedente.
La giornata inizia con una sfilata di maschere tradizionali del carnevale barbaricino e sardo in generale; prosegue, nel pomeriggio, con la sfilata dei vari gruppi folkloristici provenienti, con i loro costumi caratteristici, da diversi paesi della Sardegna. Questa seconda sfilata viene aperta dai carabinieri a cavallo e da un tipico carro di buoi e si chiude con i gruppi a cavallo.La festa si conclude con il festival regionale del folklore nell'anfiteatro comunale dove si possono ammirare i gruppi di ballo sardo con delle coreografie accompagnate dalla musica delle launeddas, delle fisarmoniche o dai suggestivi canti a tenore.
La Sartiglia di Oristano
La Sartiglia è una delle manifestazioni carnevalesche sarde più spettacolari e coreografiche dell'isola e si svolge durante il carnevale oristanese.Le sue origini dovrebbero risalire alle antiche giostre medievali, praticate già dai Saraceni ed introdotte in Occidente dai Crociati tra il 1118 e il 1200.
Il senso della gara è racchiuso già nel significato del vocabolo Sartiglia o Sartilla (come si diceva un tempo a Oristano) che deriverebbe dal castigliano "Sortija" e dal catalano "Sortilla", entrambi aventi origine dal latino "sorticola", anello, ma anche diminutivo di "sors", fortuna. Il protagonista è su Componidori, il cavaliere, il cui nome deriva dal maestro di campo della "sortija" spagnola, chiamato "componedor".
La festa inizia con il lungo rituale della vestizione.Il cavaliere viene fatto sedere sopra un tavolo di legno e non potrà più toccare terra fino a fine giornata.Le "is Massaieddas", un gruppo di donne, coordinate dalla "Massaia manna", si preocupano di vestire il cavaliere con una camicia bianca, pantaloni e "cojettu" di pelle, che è una specie di gilet usato anticamente dagli artigiani.Procedono coprendo il volto con una maschera androgina tenuta ferma con una fasciatura e adornano il capo con un velo da sposa e un cilindro nero, trasformando il viso del cavaliere con una fisionomia uomo/donna allo stesso tempo.La fine di questa fase di trasfigurazione dell’uomo in cavaliere divino viene annunciata da un gruppo di trombettieri e tamburini che suonano il cosiddetto "Passo de su Componidori".
Diventato su Componidori, e non potendo toccare terra con i piedi, viene trasportato in groppa al suo destriero dove, impugnando "Sa Pippia Manna" (un mazzolino di viole mammole), inizia un corteo assistito e benedice la folla in segno di buon auspicio.Ultimata quest'altra fase, il cavaliere ha il compito di aprire la gara infilando per primo con la spada una stella appesa ad un filo. Successivamente sceglie i cavalieri che avranno l'onore di partecipare alla giostra.Al termine della giostra su Componidori tenta nuovamente la conquista della stella, stavolta, con un'asta di legno lavorato, detta "su stoccu".
Durante tutta la gara i tamburini e i trombettieri sottolineano i momenti più salienti.La tradizione vuole che l'abbondanza o, d'altro canto, la penuria del raccolto dipenderà dal numero di stelle infilate.